O. Henry: Memento – Il ricordo

O. HENRY – La finestra della stanza di Miss D’Armande si affacciava su Broadway e i suoi teatri. Ma Lynette D’Armande girò la sua sedia e si sedette dando le spalle a Brodway. Lei era un’attrice e aveva bisogno dei teatri di Broadway, ma Broadway non aveva bisogno di lei. Stava all’Hotel Thalia. Gli attori vanno lì in estate per riposare e poi cercano di trovare lavoro per l’autunno, quando i piccoli teatri riaprono. La stanza di Miss D’Armande in quell’hotel era piccola, ma in essa c’erano molti ricordi dei suoi giorni in teatro, e c’erano anche fotografie di alcune delle sue migliori amiche. Guardò una di quelle fotografie, e ad essa sorrise.

–Vorrei sapere ora dov’è Lee – disse a se stessa.
Stava guardando una fotografia di Miss Rosalie Ray, una giovane donna molto bella. Nella fotografia Miss Ray indossava una minigonna molto corta ed era seduta su un’altalena. Ogni sera, in teatro, seduta sulla sua altalena lei saliva in alto, sopra le teste di tutto il pubblico.

Quando faceva questo, tutti gli uomini del teatro si eccitavano molto e si alzavano in piedi. Questo perché quando le sue lunghe belle gambe erano alte in aria, la sua giarrettiera gialla si sfilava e cadeva giù, verso gli uomini di sotto. Lei faceva questo ogni sera, e ogni sera un centinaio di mani si alzavano per afferrare la giarrettiera. Faceva anche altre cose. Cantava, ballava… ma quando andava sulla sua altalena, tutti gli uomini si alzavano. Miss Ray non doveva cercare molto per trovare lavoro in teatro.

Dopo due anni di questo, ricordò Miss D’Armande, all’improvviso Miss Ray lasciò il teatro e andò a vivere in campagna. E diciassette minuti dopo che Miss D’Armande disse: “Vorrei sapere ora dov’è Lee”, qualcuno suonò alla porta. Era, naturalmente, Rosalie Ray.
–Entra – la invitò Miss D’Armande, e Miss Ray entrò. Sì, era Rosalie. Lei si tolse il cappello, e Miss D’Armande poté vedere che sembrava molto stanca e infelice.
–Ho preso la stanza sopra di te, – disse Rosalie. – Giù alla reception mi hanno detto che eri qui.
–Sono qui dalla fine di aprile – replicò Lynnette. – Inizierò di nuovo a lavorare la prossima settimana, fuori, in una piccola città. Ma tu hai lasciato il teatro tre mesi fa, Lee. Come mai sei qui?
–Te lo dirò, Lynn, ma prima dammi un drink.

Miss D’Armande passò una bottiglia alla sua amica.
–Ah, è buono! – disse Rosalie, – Il mio primo drink da tre mesi. Sì, Lynn, lasciai il teatro perché ero stanca della vita, e perché ero stanca degli uomini; beh, degli uomini che venivano a teatro. Tu sai che dobbiamo combatterli tutto il tempo. Sono animali! Ti chiedono di uscire con loro, ti comprano un drink o due, e poi pensano di poter fare quello che vogliono! È terribile! E noi lavoriamo duro, per farlo prendiamo ben pochi soldi, aspettiamo di raggiungere la vetta, e non succede mai. Ma, soprattutto, lo lasciai a causa degli uomini.
Bene, risparmiai duecento dollari e quando arrivò l’estate, lasciai il teatro e andai in un piccolo paese di mare a Long Island. Pianificai di stare là per l’estate, e poi imparare come essere una migliore attrice.

–Ma c’era un’altra persona che stava nella stessa casa, il Reverendo Arthur Lyle. Sì, Lynn, un uomo di chiesa! Quando lo vidi per la prima volta, mi innamorai di lui all’istante. Era un uomo prestante e aveva una voce meravigliosa! Bene, è solo una storia breve, Lynn. Un Mese dopo decidemmo di sposarci. Pianificammo di vivere in una piccola casa vicino alla chiesa, con molti fiori e animali.
No, non gli dissi che io ero stata un’attrice. Volevo dimenticarlo e lasciarmi quella vita alle spalle.

–Oh, ero felice! Andavo in chiesa, aiutavo le donne al paese. Arthur e io facevamo lunghe passeggiate, e quel piccolo paese era il miglior posto del mondo. Volevo vivere lì per sempre…
Ma una mattina, l’anziana donna che lavorava nella casa iniziò a parlare di Arthur. Anche lei pensava che fosse meraviglioso. Ma poi mi disse che Arthur, prima [di me], si era innamorato una volta, e che finì infelicemente. Disse che, nella sua scrivania, lui conservava un ricordo, qualcosa che era appartenuto alla ragazza. A volte lo prendeva e lo guardava. Ma lei non sapeva che cosa fosse, e la sua scrivania era chiusa a chiave.

–Quel pomeriggio glielo chiesi.
–Ida – disse (naturalmente là usavo il mio vero nome) – è successo prima che ti conoscessi, e non l’ho mai incontrata. Era diverso dal mio amore per te.
–Era bella? – gli chiesi.
–Era molto bella – rispose Arthur.
–L’hai vista spesso?
–Più o meno dieci volte, – disse lui.
–E questo ricordo, te lo mandò lei?
–Lo ebbi da lei, – disse lui.
–Perché non l’hai mai incontrata? – gli chiesi.
–Era molto al di sopra di me, – egli rispose. – Però, Ida, è finita. Non sei arrabbiata, vero?
–Perché? No: ti amo dieci volte più di prima.
–Ed era così, Lynn. Riesci a capirlo? Che bell’amore era! Lui non la incontrò mai, non parlò mai con lei, ma l’aveva amata e non aveva voluto nulla da lei. Era differente dagli altri uomini, io pensai, un vero uomo buono!

–Verso le quattro del pomeriggio, Arthur dovette uscire. La porta della sua stanza era aperta, la sua scrivania non era chiusa a chiave, e io decisi di dare un’occhiata a questo ricordo. Aprii il cassetto della scrivania e cautamente estrassi la scatola e l’aprii.
Diedi un’occhiata a quel ricordo, e poi me ne andai nella mia stanza e preparai la mia valigia. Il mio meraviglioso Arthur, quest’uomo veramente buono, non era diverso da tutti gli altri uomini!
–Ma Lee, che cosa c’era nella scatola? – chiese Miss D’Armande.
–C’era una delle mie giarrettiere gialle! – pianse Miss Ray.

**Traduzione 2017: © Fabrizio Pinna – Diritti riservati.
Opera originale: [William Sydney Porter] O. Henry (USA; 1862-1910), The Memento, in «Ainslee’s», v. 21, n. 1, February 1908. Il testo originale in inglese si può leggere nella nuova antologia corsara online “Short Stories – L’arte del racconto”.