YVES LE LAY — La tragica fine di Georges Palante ha fatto riapparire le ordinarie riflessioni che si compiacevano di fare sul suo conto. Era un originale, si dice, un essere strano, un misantropo che doveva finire così. Giudizio semplicistico (jugement facile) di gente che poco sa che cosa sia un uomo e che è poco atta a comprendere i segreti di un pensatore.
Per noi che lo conoscevamo perché fu il nostro maestro e perché abbiamo seguito per molti anni l’evoluzione del suo pensiero nelle opere che pubblicava, non solamente Palante non è un originale, nel senso peggiorativo che si dà ordinariamente a questo termine, ma egli era un pensatore potente, un uomo raro, un cervello geniale che i suoi concittadini di Saint Brieuc hanno poco compreso.
Forse non sono del tutto responsabili di questa ignoranza nella quale sono rimasti circa il valore dell’uomo che viveva tra loro. Palante in effetti frequentava poca gente, amava la solitudine e si comunicava poco. Questo era dovuto alle sue concezioni filosofiche, alle sue idee sul mondo, sulla vita e sugli uomini.
Quando penso a questo pensatore che scompare, mi ricordo quello che diceva di lui un critico analizzando la sua opera sulle Antinomie tra l’individuo e la società: «Palante – diceva – si erge come un Titano in lotta contro la folla per sostenere il suo ideale» (*). E veramente egli lo ha sostenuto fino all’ultimo minuto il suo ideale; attraverso tutta la sua opera lo si ritrova espresso sotto differenti aspetti: l’individuo, il primato dell’individuo sul gruppo quale che sia, il pericolo per il valore individuale, il solo che conta, il solo che possa creare dei valori nuovi, il solo che fa il progresso senza lasciarsi assorbire dalla massa che uccide i pensatori originali. Questo ideale lo si trova espresso in tutte le opere di Palante; che si legga “Combattimento per l’individuo”, “La sensibilità individualista”, “Le antinomie tra l’individuo e la società”, “Pessimismo e individualismo”: dappertutto si troverà questa ammirazione senza riserve per l’essere umano nella sua unicità, nella sua originalità e nella sua potenza.
Ma come è naturale per delle anime cosi fortemente segnate come quella di Palante, questa ammirazione conduceva quasi fatalmente — come era accaduto a tutti i grandi individualisti del quale egli è il fratello: i Benjamin Constant, gli Stendhal, i Vigny, gli Amiel e tanti altri che si compiaceva di studiare – a una profonda tristezza. Egli l’ha espressa alla fine del suo studio sul pessimismo: «La società sarà vittoriosa sull’individuo. Arriverà un momento in cui le catene sociali non feriranno quasi più nessuno, per mancanza di gente sufficientemente innamorata (épris) dell’indipendenza e sufficientemente individualizzata per sentire queste catene e per soffrirne. Il combattimento finirà per la mancanza di combattenti.»
È senza dubbio qui il segreto della tristezza di Palante, tristezza interiore mai brutalmente manifestata all’esterno, ma intensa, profonda come la vita del suo pensiero. Egli ha vissuto dentro di sé una vita straordinariamente ricca e bella, staccata dalle cose volgari e talmente alta che gli stessi allievi che formava sentivano confusamente, malgrado l’indifferenza dei giovani per le cose del pensiero, che essi avevano a che fare con un uomo poco ordinario e che era una vera fortuna essere formati da lui.
Un’ultima volta noi qui gli indirizziamo la nostra riconoscenza.
**Traduzione 2017/2018: © Fabrizio Pinna – Diritti riservati. Testo francese: Le Lay, Yves, « Georges Palante », in : L’Éveil Breton, 16 août 1925.
(*) TESTI E CONTESTI — Yves Le Lay (1888-1965) si riferiva a una recensione – a firma di Arthur Bauer – apparsa nella Revue philosophique de la France et de l’étranger (gennaio 1913). Professore, militante sindacalista e socialista, studioso di filosofia e psicologia, Yves Le Lay fu anche traduttore — tra i primi in Francia — delle opere di Freud, Jung e Rank. Dopo un lungo silenzio, la ricorrenza del cinquantenario della morte ha dato occasione ad alcuni storici delle dottrine politiche e della psicologia di ritornare sulla sua opera e militanza:
Benoît Kermoal, « Bretons, internationalistes et européens ? Les socialistes bretons et l’idée européenne aux lendemains de la Grande Guerre », Siècles, 41 | 2015 (online, URL : http://journals.openedition.org/siecles/2609)
Serina Florent, « La psychologie analytique à l’épreuve de la « clarté latine ». Préface à « La psychologie de l’inconscient et l’esprit français » d’Yves Le Lay », Cahiers jungiens de psychanalyse, 2015/1 (N° 141), p. 195-200. (DOI : 10.3917/cjung.141.0195. URL : http://www.cairn.info/revue-cahiers-jungiens-de-psychanalyse-2015-1-page-195.htm)
AUDIO: Yves Le Lay (1888-1965): https://mediaserveur.u-bourgogne.fr/videos/yves-le-lay-1888-1965/ [Une conférence de Florent Serina (Université de Lausanne), lors de la journée d’étude « Parler de Freud et Jung aux 20e et 21e siècles » organisée par Bénédicte Coste et Véronique Liard Centre Interlangues – TIL – Texte, Image, Langage Université de Bourgogne, Dijon, vendredi 17 avril 2015]