Palante: Simmel, Schopenhauer e Nietzsche

GEORGES PALANTE — Il libro di Simmel “Schopenhauer und Nietzsche: ein vortragszyklus” si sviluppa in una cornice di pensiero più ampia di quella in cui si muovono ordinariamente gli studi storico-critici di questo genere. Non si tratta per l’autore di studiare in dettaglio l’opera si Schopenhauer e di Nietzsche, ma piuttosto di stendere il bilancio della cultura moderna prendendo come tipo di questa cultura le due grandi figure filosofiche in cui si riassumono le sue opposizioni essenziali.

In altri termini, lo scopo di Simmel è di studiare Schopenhauer e Nietzsche in funzione della cultura moderna.

Nel primo capitolo l’autore formula la rispettiva posizione dei due pensatori di fronte a questa cultura. Le due filosofie di Schopenhauer e di Nietzsche sono un’espressione adeguata del nostro stadio di civiltà. Le caratteristiche di ogni civiltà avanzata – di conseguenza molto differenziate e molto complicate – è un imperioso bisogno di unità, di un fine ultimo (Endzweck) capace di conferirgli un senso. Il cristianesimo ha per molto tempo dato soddisfazione a questo bisogno di unità. Oggi ha perduto il suo impero sulle anime, ma il bisogno di unità sussiste.

La filosofia di Schopenhauer esprime questa nostalgia di una unità finale e totale. Il voler-vivere schopenhaueriano, dominato dalla legge dell’insaziabilità del desiderio, incapace di riposarsi in uno scopo ultimo, ne è il simbolo. La considerazione di un universo spinto dalla volontà di uno scopo e purtuttavia privato di scopo è ugualmente il punto di partenza di Nietzsche. Ma tra Schopenhauer e Nietzsche, c’è Darwin. Mentre Schopenhauer si ferma alla negazione dello scopo finale e conclude con la negazione del voler-vivere, Nietzsche trova nell’evoluzione della specie umana la possibilità di uno scopo che permette alla vita di affermarsi. In Schopenhauer si afferma l’orrore della vita; in Nietzsche il sentimento della magnificenza della vita. Il superuomo è la formula dell’ascensione della vita che sempre supera se stessa, in opposizione all’eterna monotonia dell’universo schopenhaueriano. In un notevole parallelo tra i due pensatori, Simmel rileva che Nietzsche risponde meglio di Schopenhauer alle aspirazioni dello spirito moderno. «Questa ascensione della vita è la grande e imperitura consolazione che, grazie a Nietzsche, è divenuta la luce del nostro moderno paesaggio intellettuale. Questa concezione fondamentale fa dimenticare la forma antisociale che essa riveste in Nietzsche di modo che, nonostante questa tendenza antisociale, Nietzsche appare rispetto a Schopenhauer un’espressione molto più adeguata del moderno sentimento della vita. E c’è un lato tragico del destino di Schopenhauer che, con delle forze ben superiori, ha difeso la causa più cattiva. Schopenhauer è un pensatore incomparabilmente più profondo di Nietzsche, un metafisico geniale auscultante nelle profondità della sua anima i rumori misteriosi dell’esistenza universale. Non è l’istinto metafisico che ispira Nietzsche, è il genio dello psicologo e del moralista che domina in lui… ma in lui manca il grande stile di Schopenhauer che scaturiva dalla tensione del pensatore verso il mistero delle cose e non solamente dell’uomo e del suo valore, questo grande stile che sembra rifiutarsi nella maniera più singolare agli uomini della più estrema finezza psicologica» (p. 16).

Dei 7 capitoli che seguono, 5 sono consacrati a Schopenhauer e 2 a Nietzsche, Per quanto concerne Schopenhauer, notiamo la penetrante critica alla quale Simmel sottomette il pessimismo. Il pessimismo di Schopenhauer, rileva Simmel, non si fonda sulla quantità dei dolori, ma su questa constatazione di principio: il male è un a priori della vita; esso è dato in funzione del desiderio, essenza della vita. A un sistema che si fonda sulla constatazione psicologica che il desiderio si accompagna al dolore e la sua soddisfazione al piacere, bisogna opporre una confutazione psicologica. Schopenhauer non considera nella volontà che l’ostacolo o il punto di partenza e il punto di arrivo; egli dimentica il tragitto tra i due punti estremi, tragitto del quale ogni stazione è accompagnata da piacere, non fosse che solo di un piacere di anticipazione. Confutazione identica a quella di Guyau che non è citato da Simmel. I successori di Schopenhauer hanno voluto aggiungere alla prova metafisica del male delle prove empiriche: la somma dei mali sorpassa la somma dei beni. Ancora come Guyau, Simmel rileva che la comparazione non è possibile. Ugualmente, Schopenhauer fedele al suo principio dell’unità metafisica del volere e di conseguenza del dolore universale non si ferma alla questione della ripartizione del bene e del male tra gli individui. Al contrario, ogni sistema che poggia sulla differenziazione degli individui e della loro realtà assoluta si collega soprattutto alla questione della ripartizione. Esempio: il socialismo.

I due capitoli consacrati a Nietzsche sono intitolati “I valori umani e la decadenza” e “La morale della Distinzione”.

Schopenhauer non riconosce che un valore: il non-vivere. Nietzsche glorifica la vita. Nietzsche attacca il cristianesimo che sacrifica il forte ai deboli e perciò è una decadenza. Ma c’è, nel pensiero di Nietzsche, un malinteso: egli non ha intelligenza che per il lato morale del cristianesimo e non per il suo valore trascendente. In realtà il cristianesimo e Nietzsche esaltano entrambi l’individuo. Ma mentre per Nietzsche egli perviene al suo apogeo in questa vita, per il cristianesimo non ne perviene che nel regno di Dio. Nietzsche non vede nel cristianesimo la cultura intensiva dell’anima; non ne vede che il suo altruismo pratico; non ne vede che l’atto di carità; non ne vede lo stato di vita intensa che lo precede; non ne vede che la forza centrifuga e disconosce la forza centripeta.

Nietzsche nega Dio. L’opposizione di Dio e dell’io lo esige. Solo Schleiermacher ha saputo conciliare i due, assorbendo l’uno nell’altro.

Nietzsche sostituisce al regno di Dio l’idea di Umanità realizzata da individui di élite, che oppone a quella di Società. Goethe aveva anche lui isolato l’«allgemein-menschliche». Nietzsche ha detto: l’Umanità non vive che negli individui, per nulla nella società. Il progresso dell’individuo è il progresso dell’Umanità. Dal punto di vista della concezione sociale l’individuo è un punto di intersezione di fili sociali. Dal punto di vista nietzschiano l’individuo è una realtà, riassume in sé una linea Uomo fino a lui. E se questa linea è una linea ascendente, l’individuo incarna il progresso dell’umanità.

Simmel oppone l’individualismo nietzschiano al liberalismo (pp. 206-210).

A proposito dell’aristocraticismo nietzschiano Simmel compara finemente Nietzsche e Maeterlinck. Nietzsche pone il valore della vita in qualche individuo di élite e in qualche eroico fortunato, punto culminante dell’esistenza individuale, “rottura dell’equilibrio del nostro pendolo tra il cielo e l’inferno”. Maeterlink pone i valori della vita nell’esistenza giornaliera e in ciascuno dei suoi momenti. Non hanno bisogno dell’eroico, del catastrofico, dell’eccezionale. “Imparate a venerare le piccole ore della vita”. È la stessa idea che la plastica operaia dello scultore Meunier ha reso visibile: il valore individuale, aristocratico, estetico, e il fascino dell’individuo che tuttavia non è contato che come un eguale tratto dalla folla dei suoi pari. Maeterlick fa discendere la valutazione democratica nell’intimo dell’anima individuale.

L’ultimo capitolo, “La morale della Distinzione”, contiene molte vedute non meno fini e ingegnose. Così questo rilievo: Non è l’atto ma l’essere che dona all’uomo il suo rango. La società ha riguardo per quello che l’uomo fa; l’Umanità, al contrario, non profitta se non di quello che l’uomo è nel suo foro interiore. Simmel qui ricorda l’aforisma (le mot) di Schiller: “le nobili nature contano per quello che sono; le nature comuni per quello che fanno”.

Noi ci siamo estesi un po’ lungamente su questo libro che merita un posto a parte nella letteratura nietzschiana. Libro fecondo in accostamenti ingegnosi, in critiche penetranti, in fini osservazioni psicologiche e sociologiche.

Riassumendo, i due punti essenziali da annotare sono: la confutazione del pessimismo schopenhaueriano per la concezione di Guyau e la confutazione dell’aristocraticismo nietzschiani per la democrazia morale di Maeterlinck. A Schopenhauer Simmel rimprovera di non tener conto che degli stati estremi – dolore e piacere – e di trascurare gli stati di transizione. A Nietzsche rimprovera di non portare la sua attenzione che sulle sommità della vita e sulle ore eroiche e di trascurare la vita giornaliera, le ore anonime, questa continuità che forma la trama ininterrotta e solida del nostro destino.

**Traduzione 2017/2018: © Fabrizio Pinna – Diritti riservati. Testo francese: Georges Palante, [analyse et compte-rendu de] “Georg Simmel, Schopenhauer und Nietzsche ein vortragszyklus, Leipzig, Duncker & Humblot, 1907”. En: Revue Philosophique  de la France et de l’étranger, a. XXXII, T. LXIV (Juillet a Décembre 1907), Décembre 1907. Questa traduzione è ripresa dall’eBook Georg Simmel, Schopenhauer y Nietzsche / Schopenhauer und Nietzsche, Pieffe Edizioni, 2017, dove si può leggere anche il testo  in francese.