FELISBERTO HERNÁNDEZ – (A Vicente Basso Maglio). I. Si stavano gettando le fondamenta per la casa di un uomo buono. Io ero seduto su un mucchio di pietre. Un poco separate dal mucchio c’erano due pietre: una piuttosto rotonda e un’altra piuttosto quadrata. Quella piuttosto quadrata era La Pietra Filosofale. Diceva all’altra: “Io sono l’altro estremo delle cose. In questo pianeta c’è un estremo di cose morbide, ed è lo spirito dell’uomo. Io sono l’estremo opposto: quello delle cose dure. Però uno dei grandi segreti è che non esistono semplicemente cose dure e cose morbide: esiste fra di esse una progressione, esistono gradi. Supponete che le pietre siano la cosa più dura; poi ci sono gli alberi, che sono più morbidi; poi gli animali; poi gli uomini. Però questa sarebbe una progressione molto grossolana. Supponetene nell’uomo stesso un’altra meno grossolana; per esempio: prima le ossa, poi i muscoli, poi i centri nervosi, e il più morbido di tutti, dopo una minuziosa progressione verso il morbido: lo spirito. Gli uomini in tutte le cose sorprendono capricciosamente la graduazione in gradi distanti. Trovano ciò che per i sensi è differenza di estremi. Quindi senza perdere tempo qualificano: questo è duro, quello è morbido, questo è nero, quello è bianco, questo è freddo, quello è caldo… Siccome gli uomini hanno vari sensi, vivono saltando fra i gradi della natura e si armano curiosissime combinazioni. La cosa più curiosa di quanto io conosco, sono gli uomini. Ed essi hanno a loro volta la curiosità come tratto fra i più importanti della loro condizione. E la curiosità, in ciò che si riferisce nel soddisfarla, è relativa ai sensi. Inoltre è tormentatissima di combinazioni.
♦ II ♦
Una delle condizioni curiose degli uomini è esprimere ciò che percepiscono i sensi. Ai sensi dà piacere sorprendere la graduazione a grandi distanze. Questo piacere eccita la curiosità. L’uomo che ricava più piacere soddisfacendo più curiosità trionfa maggiormente. Però quanta più curiosità ha soddisfatto un uomo per se stesso, meno curiosità soddisfa per gli altri. Perché dopo aver soddisfatto molte curiosità viene il dubbio. E quindi non rimane altro rimedio che cercare me. Se i sensi si rendessero conto che tutto è una graduazione, non ci sarebbero per questi sorprese né sensazioni distinte. Quindi non ci sarebbe nemmeno il piacere dei sensi per l’espressione. E i sensi sono fatti per godere della differenza dei gradi della natura. Per esempio: l’udito percepisce il suono. Il suono seguendo una graduazione verso una grande quantità di vibrazioni giungerebbe a quello che gli uomini chiamerebbero calore invece di suono. Quindi questo lo percepirebbero con un altro senso che sarebbe il tatto invece dell’udito. Già la somma di questi due sensi sarebbe in favore della graduazione. Così come classificano le distanze della graduazione con i loro sensi, ugualmente classificano tutto ciò che percepiscono con la loro intelligenza. I distinti sensi procurano piacere agli uomini, però gli proibiscono di soddisfare la curiosità per la realtà oggettiva: la graduazione. Essi sono altra realtà e le due realtà sono realtà graduate. Siccome essi non intendono la graduazione, hanno una tendenza fisiologica a classificare con l’intelligenza distanze grandi, così grandi come la distanza o differenza da un senso all’altro. La classificazione con l’intelligenza è correlativa a quella dei sensi. Quindi percepiscono meno la graduazione di piccole distanze. Li sorprende che con un senso – con il tatto per esempio – percependo gradi distinti gli dia il risultato che una cosa sia dura o morbida. Molto di più si sorprenderebbero se sapessero che tutti i sensi sono a favore della graduazione. Però se soddisfano questa curiosità tolgono piacere ai sensi. Quindi gli è necessario il dubbio. Una delle maniere interessanti di intrattenerli nella vita è: dargli un poco di curiosità soddisfatta e un altro poco di dubbio.
♦ III ♦
Io come pietra sono molto degenerata. Gli uomini chiamano degenerazione l’andare da una cosa dura a una cosa morbida, da una cosa sana a una cosa malaticcia. Le cose malaticce le classificano in simpaticamente malaticce o arti e antipaticamente malaticce o vizi. Io ho avuto la virtù di poter essere contemporaneamente dura e morbida. Mi sono dedicata ai problemi delle pietre – che sono i problemi di non averli –, e mi sono dedicata ai problemi degli uomini – che sono i problemi di avere problemi –. Per questa virtù ho scoperto la “Teoria della Graduazione”. Le leggi più comuni della Teoria della Graduazione sono: quanta più durezza tanta più semplicità e più salute, quanta più morbidezza tanta più complessità e più infermità. Per questo a volte è così complesso e infermo lo spirito dell’uomo. Alcuni hanno tanta abbondanza o esuberanza di questo morbido o malaticcio che lo spargono su noi pietre. E forse risulta da questo che noi abbiamo sentimenti o intenzioni. Un’altra delle leggi è: quanta più morbidezza interessa tanto più il proposito e del destino e del perché metafisico. A noi pietre non interessa il perché metafisico: questo è stato fatto per gli uomini.
♦ IV ♦
In un grado determinato dal duro al morbido gli uomini curiosamente classificano una cosa dicendo se ha o non ha vita. E qui inizia il gran traffico teorico e pratico della vita e della morte. Gli uomini hanno grande necessità di questo condimento di dubbio e di mistero per la vita. Però tutto è graduazione: quanto più morbido tanta più vita, quanto più duro tanta meno vita. Questa sarebbe un’altra legge della Teoria della Graduazione. Gli uomini sorprendono la graduazione e classificano: questo ha vita; questo non ha vita. Vita e morte! Molto poche volte intendono la graduazione in quello di avere più o meno vita, dall’andare perdendo la vita gradualmente al conquistare la vita gradualmente. La loro condizione di “uomini”, la loro sensibilità in maggiore o minore grado, permette loro di retrocedere quando sono sul punto di giungere alla verità. Si aggrappano al dubbio e al mistero, e continuano il traffico tra i vivi e i morti. Questa curiosità li interessa troppo e l’hanno troppo vicina per poterla soddisfare. Però si trovano come quando sono di fronte al perché metafisico. Così come alle pietre esso non interessa, né hanno curiosità per il perché metafisico né per le altre pietre, né per gli uomini, così ai morti non interessa come sia la morte né come sia la vita. Però ai vivi interessano i morti e tutto il resto. Quanta più morbidezza hanno tanto più dubbio, quindi dubitano sull’andare perdendo gradualmente la vita. Biologicamente, hanno l’istinto di conservazione e siccome guardano tutto dalla loro condizione gli costa credere nella morte assoluta. A volte sono sul punto di cadere nella verità ma hanno nervi, hanno vita, hanno istinto di conservazione, hanno dubbio e mistero, e siccome guardano tutto dalla loro condizione, si salvano. È stato fatto per i vivi e non per i morti il perché metafisico e le riflessioni sulla vita e sulla morte, però non gli occorre chiarire tutto il mistero, gli occorre distrarsi e sognare di chiarirlo.
Un’altra legge che si deduce da questo è: quanta più durezza tanta meno vita, meno istinto di conservazione e meno riflessioni sulla morte e, viceversa, quanta più morbidezza.
♦ V ♦
Come ho già detto, gli uomini guardano tutto dalla loro condizione. Gli costa credere che se loro non hanno fame altri la possano avere, che se loro hanno vita, altri possano non averla. Lo stesso gli succede con il cosmo. Siccome loro hanno proposito credono che ne abbia anche il cosmo, però il cosmo non ha proposito, ha inerzia. Quindi sorge un’altra legge: quanta più morbidezza tanto più proposito, quanta più durezza tanta più inerzia.
♦ VI ♦
La Pietra Filosofale stava per dire un’altra delle leggi della Teoria della Graduazione. Un manovale credette molto opportuna la sua forma quadrata, e senza rendersene conto la interruppe. Però questa servì molto bene per le fondamenta della casa dell’uomo buono.
**Traduzione 2017/2020: © Fabrizio Pinna – Diritti riservati. In Felisberto Hernández, Il volto di Anna. Le opere prime e altri racconti, Pieffe Edizioni / Independently published, 2020.
Testo originale (I ed.): Felisberto Hernández (1902-1964), La piedra filosofal, «La Palabra» (Rocha, Uruguay), n. 69, año I, 2.ª época, 11 de mayo de 1929; poi in opuscolo con altri suoi racconti: Libro sin tapas, Rocha, Imprenta La Palabra, 1929. Il testo in spagnolo lo si può leggere in “Short Stories – L’arte del Racconto”: Felisberto Hernández: La piedra filosofal